Morti Covid in Rsa a Civitavecchia: le famiglie si oppongono alla richiesta della procura, ‘non archiviate’
Non vanno archiviate le indagini sulla struttura Madonna del Rosario di Civitavecchia dove, nei mesi di marzo e aprile 2020, sono morte 22 persone a causa di un focolaio di Covid-19 che aveva portato a 42 persone contagiate su 55 ospiti. Lo chiedono i familiari di 16 delle vittime che, rappresentate dall’avvocato Norma Natali, si sono opposte alla richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Civitavecchia. “In data odierna è stata protocollata presso la procura, l’opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini, rispetto alle 16 denunce/querele presentate nel mese di Aprile 2020”, spiegano le famiglie. Il fascicolo, contro ignoti, prevedeva tre ipotesi di reato, dal delitto colposo contro la salute, alle lesioni colpose, al delitto colposo di danno, per gli eventi inerenti la gestione dell’emergenza da parte della struttura gestita dalla Giomi srl, trasformata poi dalla Asl Roma 4 in Covid Hospital. A parere dei familiari, “all’interno della struttura non sono state applicate le leggi e le normative emanate sia dal ministero della Salute, sia dalla Regione Lazio”. “La mancanza di DPI (mascherine, tute, guanti, etc etc) e la mancata distanza di sicurezza tra pazienti e operatori (distanziamento sociale) ha contribuito alla diffusione del virus, causando anche la gravissima carenza di personale sanitario, che non ha potuto assistere adeguatamente i degenti della struttura, ricordiamo chetutti i degenti arrivati in ospedale o trasferiti presso altre strutture, a valle della guarigione, sono arrivati denutriti e disidratati, in condizioni precarie sia fisiche che psichiche, poiché non tutti potevano avere contatti telefonici con i propri familiari”, concludono le famiglie.