Rapinarono un vigilante, ora le condanne definitive
VITERBO – Un vigilante rapinato, alla Quercia il 12 luglio 2021, da una banda di cui faceva parte anche un elettricista viterbese ora sono arrivate le condanne definitive. Due anni e 8 mesi per il più giovane dei complici e a tre anni e 6 mesi di reclusione per altri cinque.
Sono, invece, stati bocciati dalla Cassazione i ricorsi dei sei banditi su sette identificati e arrestati nell’ambito dell’operazione “Last Security” che hanno scelto il cosiddetto “patteggiamento allargato” davanti al gip del tribunale di Viterbo. Contestavano pene troppo elevate, l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e di dover pagare le spese del processo e della custodia cautelare.
L’udienza di patteggiamento si è tenuta il 18 ottobre 2022 davanti al gip Rita Cialoni per un 57enne, un 53enne, un 48enne, un 39enne, un 38enne e un 27enne. Tutti appartenenti allo stesso “clan” familiare e tutti imputati di rapina aggravata in concorso, i primi cinque sono stati condannati a tre anni e sei mesi di reclusione mentre il 27enne è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione.
“Quanto alla determinazione pena – si legge nelle motivazioni della sentenza della Suprema Corte – deve ricordarsi che, in tema di patteggiamento, il ricorso è ammissibile solo in caso di pena illegale ipotesi che non ricorre nel caso di specie e che si ravvisa nel caso in cui si deduca l’erronea quantificazione della pena base prevista per il reato più grave in misura inferiore al limite edittale (….) gli eventuali errori di calcolo commessi nei singoli passaggi interni per la determinazione della sanzione concordata (…) non rilevano se il risultato finale non si traduce in una pena illegale”.
“Trattandosi di patteggiamento ‘allargato’ per il quale è stata applicata la pena della reclusione superiore ad anni due, agli imputati è stata altresì applicata (…) la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque. In considerazione della pena principale applicata a richiesta delle parti, gli imputati sono stati inoltre condannati al pagamento delle spese processuali e delle spese di custodia cautelare (…) dovute per legge, con conseguente inammissibilità del ricorso sul punto”.