Rapporto Legambiente su rischio idrogeologico. Viterbo 25 beni culturali e imprese a rischio frane
Un rapporto di Legambiente sul rischio idrogeologico nelle città capoluogo del Lazio contiene una situazione drammatica per il territorio laziale.
Rieti registra la situazione più complessa, con il 22% del territorio a rischio idrogeologico, situazioni che richiedono una particolare attenzione riguardano anche le altre città capoluogo del Lazio. Lo rivela un’analisi di Legambiente relativa proprio al rischio idrogeologico nella regione Lazio. No sono certamente migliori i dati degli altri tre capoluoghi oltre a Roma. L’approfondimento e le mappature indicano dunque le peggiori aree di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo.
Rischio alluvioni assente a Viterbo, dove invece la superficie a pericolosità da frane è il 2% e interessa 510 abitanti in 164 edifici, 25 imprese e 25 beni culturali.
La situazione più difficile è appunto quella del territorio reatino con una maggiore pericolosità da alluvioni, dove risultano a rischio 6.228 residenti in 1.468 edifici, 640 imprese e 12 beni culturali.
Per quanto riguarda Latina la pericolosità alluvionale tocca il 2,5% della superficie, 2.045 residenti, 507 edifici e 169 imprese, mentre è assente il rischio frane. Analizzando le mappature, risulta evidente come a Latina le aree a rischio siano concentrate soprattutto in diverse porzioni del lido di Latina, a ridosso di Foce Verde e poi lungo la costa verso Capoportiere, ma anche nella zona che intercorre tra l’Appia e Latina Scalo.
Più contenuto il rischio alluvioni a Frosinone. Nel capoluogo ciociaro invece a rischio frane 1.093 abitanti in 208 edifici e 125 imprese.
“I quattro capoluoghi oltre Roma, sono in condizioni orografiche e idrogeologiche molto diverse – commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – Emerge da questi dati una pericolosità frane a Viterbo e una più importante a Frosinone, dove già l’intera provincia ha numeri molto critici in tal senso; ma ancor di più c’è una pericolosità alluvioni a Latina e soprattutto a Rieti, dove quasi un quarto del territorio è a elevato rischio, con le persone e le imprese che lo vivono. Dopo una primavera di fenomeni così violenti non si può che iniziare a pianificare una massiccia operazione di messa in sicurezza in ciascun capoluogo, soprattutto nelle situazioni peggiori a partire da Rieti, per agire con opere di contenimento del consumo di suolo, rinaturalizzazione degli alvei fluviali, de-impermeabilizzazione di superfici edificate o coperte inutilmente di asfalto e cemento nelle porzioni di città con i rischi più elevati”.