Gli agricoltori laziali potranno abbattere i cinghiali che invadono i terreni, varato il Piano regionale per contenere la fauna selvatica
Gli agricoltori del Lazio autorizzati ad abbattere i cinghiali che invadono i loro terreni. È uno dei punti del Priu, il piano regionale per il contenimento della fauna selvatica aggiornato ieri, proprio nel giorno in cui si è tenuta una manifestazione della Coldiretti davanti alla sede della Regione a causa della fauna selvatica che sta devastando i loro terreni. A incontrare gli agricoltori il governatore Francesco Rocca, l’assessore Giancarlo Righini e il presidente della Commissione agricoltura e ambiente Giulio Zelli.
Gli agricoltori potranno abbattere i cinghiali che arrivano sul loro terreno in casi di urgenza e dopo aver ottenuto il porto d’armi e aver seguito un corso specifico. Tra “i soggetti abilitati al prelievo e coadiuvanti gli interventi di controllo”, si legge nel documento, anche i “proprietari e conduttori dei fondi, previa frequenza di appositi corsi conformi a programmi predisposti dall’Ispra, muniti di licenza per l’esercizio venatorio nel caso di abbattimenti con armi da fuoco, oppure loro delegati con i medesimi requisiti. I proprietari e i conduttori dei fondi, così come i loro delegati, possono essere designati anche per il controllo delle gabbie di cattura. Nelle aree protette, per i prelievi e gli abbattimenti, l’ente gestore può anche avvalersi di imprenditori agricoli proprietari, affittuari o conduttori di fondi agricoli siti all’interno dell’area protetta o da loro dipendenti appositamente delegati, preventivamente formati e autorizzati dall’ente”.
La giunta regionale, oltre ad acquisire l’aggiornamento del Piano straordinario regionale per le aree non infette e limitatamente alla specie cinghiale, riconosce il ruolo delle aziende del settore agricolo e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, attivando le misure volte a favorire un loro maggiore coinvolgimento, sia nel momento della segnalazione sia direttamente nella fase di attuazione del piano regionale degli interventi urgenti.
La Regione Lazio definisce, altresì, le modalità di valorizzazione della filiera per la commercializzazione delle carni di cinghiale, quale risorsa del territorio, attraverso la promozione legata ai marchi di qualità regionale. Inoltre, il piano è attuato, a eccezione di quanto previsto nelle aree naturali protette, sia con il prelievo venatorio sia con gli interventi di controllo e di contenimento senza restrizioni, insieme con le tecniche innovative.
La Direzione regionale dell’agricoltura stabilirà, viste le indicazioni del piano straordinario, gli obiettivi minimi annuali ripartiti sul territorio e, nel corso dello svolgimento delle attività, valuterà i risultati raggiunti e le modalità di implementazione e diminuzione degli stessi. A tal proposito, la direzione competente assegnerà gli obiettivi ai singoli Ambiti territoriali di caccia (Atc), i quali saranno obbligati a presentare un piano di intervento per il territorio di competenza, al pari degli istituti faunistici a gestione privata della caccia: dalle aziende faunistico venatorie alle aziende agrituristico venatorie fino alle zone addestramento cani.
Nelle aree protette regionali gli interventi di controllo sono attuati direttamente dagli enti gestori, mentre i comuni e i municipi di Roma capitale possono chiedere di attuare gli stessi provvedimenti nelle loro aree urbane, fermo restando la possibilità per i sindaci di emanare ordinanze contingibili e urgenti per la salvaguardia della pubblica incolumità.
Infine, le imprese agricole, attraverso le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, potranno sollecitare l’intervento dei soggetti attuatori dei piani, così come i cittadini avranno la possibilità di segnalare la presenza di cinghiali alla Regione Lazio, al Gruppo operativo territoriale (Got) locale di riferimento e alle forze dell’ordine in caso di inadempienza dei soggetti attuatori.
“Abbiamo dato – commenta il presidente Rocca – quella risposta che i nostri agricoltori attendevano da anni: una maggiore attenzione a chi lavora la terra, a chi porta sulle tavole beni preziosi come i prodotti del nostro territorio. È un segnale di attenzione ai professionisti di questo settore chiave per l’economia regionale”.
L’assessore Righini spiega: “Questa misura ha l’obiettivo di ristabilire l’equilibrio biologico dell’ecosistema, in quanto la presenza di cinghiali lo aveva scompensato in maniera letale creando gravi conseguenze. I danni da fauna selvatica sono oramai incalcolabili e i dati sono allarmanti. Con questo provvedimento ribadiamo, quindi, l’ascolto e l’impegno a tutela degli interessi degli agricoltori, dando loro la facoltà di usare gli strumenti di contenimento indispensabili per la salvaguardia delle loro produzioni”.