Viterbo, si torna a parlare della riqualificazione delle ex Terme Inps. Servono 48mln di euro per il nuovo progetto
VITERBO – Sembra aprirsi uno spiraglio per le ex Terme Inps del Capoluogo delle Tuscia. Un nuovo tavolo tecnico con la Regione ha l’obiettivo di rivedere il progetto e, soprattutto, ricalcolare la spesa destinata per il recupero. Al tavolo siede anche l’assessore al bilancio del Comune di Viterbo, Elena Angiani, che durante la seduta consiliare straordinaria sul termalismo di ieri, 18 luglio, ha riportato i passaggi fatti ad oggi. “Sono processi lunghi, ci siamo resi conto che l’ultimo progetto, riferito ai dati 2013 – 2018, è divenuto obsoleto. Da allora sono cambiati i flussi turistici e la quantità di strutture ricettive. In quel momento lo studio riportava un turismo prettamente italiano e poche strutture a disposizione, oggi la situazione è diversa. Erano previsti 32 milioni di euro nel 2018, oggi per l’aumento del costo delle materie prime e della manodopera, ne servono almeno 45. Il prospetto originario prevedeva hotel e spa, concettualmente è ancora valido, ma stiamo decidendo se modificarlo o ampliarlo”, ha concluso l’assessore Angiani.
Le ex terme Inps sono da decenni la spina nel fianco della pianificazione cittadina. Risale al 2001, giunta Gabbianelli, il primo piano di recupero della struttura con un indirizzo sociale, simile a quello originario, cioè un luogo gestito dal pubblico per fornire servizi alla popolazione. Da lì in poi cambiano gli attori politici ma non lo stallo sul futuro. Nel 2018 arriva il progetto definitivo di ristrutturazione del complesso, dal costo di 32 milioni di euro. Attivata la Regione, per la Pisana sono due le perplessità sul piano di recupero: il benestare della Soprintendenza ai beni culturali e la quantità risicata di acqua sulfurea a disposizione. Gli anni successivi registrano un rallentamento, alla missiva della Regione non arrivano risposte complete e il progetto si arena nuovamente.
Quando sullo scranno di palazzo dei Priori arriva Chiara Frontini e dal 2022 si apre un nuovo tavolo tecnico, sempre con la Regione, con l’obiettivo di rivedere il progetto e soprattutto ricalcolare la spesa destinata per il recupero. Dal punto di vista della disponibilità d’acqua termale qualche passo in avanti è stato fatto con la chiusura del pozzo delle Zitelle. Da decenni disperdeva nei campi 15 litri al secondo di preziosa acqua sulfurea. Dopo la costruzione della prima saracinesca, lo spreco si è abbassato a 5 litri. Ora è in corso la seconda fase di lavori che risolverà del tutto la problematica. Al momento del blocco totale della fuoriuscita la produzione delle altre sorgenti aumenterà, visto che le falde sono comunicanti. Discorso che varrà anche per quella che alimenta le ex terme Inps.
L’intervento è una costola di un progetto più ampio che mira a far avere al Comune il controllo telematico dell’erogazione d’acqua. “Il progetto – spiega l’assessore ai lavori pubblici Stefano Floris – ha portato finalmente a poter avere, in remoto, la contezza sull’utilizzo dell’acqua. In ogni sorgente sono stati piazzati i rilevatori per il controllo. Potremo capire lo stato di salute delle falde, visto che il cambiamento climatico sicuramente influenzerà anche la produzione termale”.