* PRIMO PIANOambienteCronacaPolitica

Scandalo discariche alla Regione Lazio, i giudici: “Tosini portatrice degli interessi di Lozza”

Il cosiddetto scandalo discariche nel Lazio trova forza anche nelle motivazioni alla sentenza dei giudici. L’ex dirigente a capo del settore Ambiente e Rifiuti della Regione, Flaminia Tosini, anziché lavorare per l’interesse pubblico aveva asservito la sua funzione per favorire gli interessi dell’imprenditore Walter Lozza, titolare delle discariche di Roccasecca e di Civitavecchia, con interessi il quella che stava per diventare la discarica di Roma a Monte Carnevale.

“Appare evidente che l’attività amministrativa” di Flaminia Tosini, ex dirigente del settore rifiuti della Regione Lazio ed ex vicesindaco di Vetralla (Vt) “si è manifestata attraverso un procedimento viziato in cui uno dei pubblici attori, la Tosini, è risultata portatrice di interessi personali, perché coincidenti in ragione anche del rapporto sentimentale con il Lozza, con quelli del privato imprenditore e, dunque, espressione di interessi per loro natura confliggenti con quelli pubblici”.

Lo si legge nelle motivazioni alla sentenza con la quale i giudici della Seconda sezione penale del tribunale di Roma hanno condannato, il 7 maggio scorso, l’imprenditore Walter Lozza e l’ex dirigente del settore ambiente della Regione Lazio Flaminia Tosini alla pena di sei anni di carcere.

Le indagini svolte dai carabinieri del Noe avevano disvelato un meccanismo che permetteva all’imprenditore, titolare della Mad, di ottenere autorizzazioni ad ampliare, o a progettare impianti di rifiuti, dietro l’elargizione di regali di lusso e vacanze alla dirigente regionale con la quale aveva una relazione.

L’ex dirigete del settore ambiente della Regione Lazio Flaminia Tosini “ha messo a disposizione del Lozza – scrivono i giudici – le proprie competenze tecniche nell’ambito dei procedimenti amministrativi nei quali hanno preso parte entrambi nei rispettivi ruoli”. Gli imputati “invero, risultano aver agito in forza di un accordo implicito, dichiarato e vissuto con naturalezza (“facciamo strategia”), collaudato, e sapientemente occultato”. Come emerge dalle intercettazioni “anche in momenti di intimità”, gli imputati “parlavano al plurale dell’attività amministrativa che la Tosini gestiva in ragione del proprio ufficio e nel quale il Lozza era coinvolto come operatore del settore”.

Sempre riferendosi al loro rapporto i giudici dicono anche che “La Tosini ha agito nel circuito istituzionale in una posizione di conflitto di interessi in cui i propri interessi, diversi da quelli pubblici di cui pure era portatrice, rimanevano sapientemente occultati”.

La sentenza condanna i due imputati anche a risarcire le parti civili costituite nel processo che sono la Regione Lazio, l’Ama e l’associazione ambientalista Raggio Verde.