Dal carcere continuava a gestire il traffico di droga, a far rigare dritto i pushers con le buone o le cattive
VITERBO – Continuavano le loro attività criminali di spaccio ed intimidazioni e violenze ai pusher che ‘sgarravano’ direttamente dal carcere.Mentre era recluso impartiva direttive per spacciare cocaina e far “rigare dritto” i pusher. Incitava i complici a rintracciare i debitori per saldare i pagamenti, pure con maniere forti, fatte di minacce e botte. Gli ordini del 33enne di origine albanese considerato al vertice di una fitta rete di spaccio in città, arrivavano anche da chiamate che faceva direttamente in cella, con l’aiuto di telefonini e sim nascosti. Da ieri è stato raggiunto da una misura di custodia cautelare in carcere, dove già si trovava.
Agli arresti assieme a lui, un 35enne di origine rumena e una coppia di italiani, un 42enne romano e una 45enne viterbese, finiti ai domiciliari. Loro il compito di andare a recuperare la droga al nord e poi farla arrivare a Viterbo. Veri e propri corrieri che trasportavano lo stupefacente da tagliare e vendere. In due anni di indagini e controlli i carabinieri della compagnia del capoluogo hanno messo le mani su oltre due chili di cocaina, 440 grammi di marijuana, 70 grammi di hashish e diverse dosi di ketamina e anfetamina.
Secondo i militari che hanno portato avanti le indagini, in collaborazione con la procura della repubblica, i due principali responsabili della rete di spaccio sarebbero stati proprio il 33enne e il 35enne. Il primo residente in un appartamento al Murialdo, il secondo alla Palazzina. “Figure centrali nel panorama dello spaccio di cocaina in città – spiegano dall’arma -, e punto di riferimento per una rete di pusher. Le loro case erano divenute snodo di una fitta attività di compravendita di droga”. Stando a quanto emerso, nel capoluogo ogni mese arrivava circa un chilo di cocaina dall’elevata purezza. “Vicina all’80% – ha sottolineato il comandante provinciale Massimo Fiano, a margine dell’operazione -, da cui era possibile ricavare circa 4mila dosi per un ricavo al dettaglio di 80mila euro”.
Della purezza originale all’arrivo sul territorio, si sarebbe però perso tantissimo al momento dello spaccio in città. “Sostanze che inizialmente avevano anche il 78% di purezza arrivavano ad averne appena il 49 – ha sottolineato il comandante del Norm, Angelo Fazzi -. Questo significa che veniva tagliata in maniera importante. Permettendo di certo più guadagni, ma comportando più rischi”. Più la droga è tagliata, infatti più è pericolosa. Non a caso, nel novembre scorso in città si sono registrate due morti per overdose. Da lì, l’appello della procura di Viterbo: “Si ritiene di assoluto interesse, a tutela dell’intera collettività, rendere pubblica la notizia che l’ufficio sta svolgendo attività di indagine in relazione alla diffusione di sostanze stupefacenti nella provincia di Viterbo, che potrebbero risultare dannose e forse anche “letali” per la salute degli assuntori” si leggeva nella nota diffusa.
Le misure cautelari di ieri, con le quali sono stati ghigliottinati i vertici della rete di spaccio, sono arrivate a un mese di distanza dalle 59 perquisizioni domiciliari fatte in città e in altri comuni della Tuscia. La prima fase dell’operazione Athena 2023, che nelle scorse ore ha raggiunto il suo culmine.


