Violenza sessuale in casa di cura, la vittima davanti ai giudici ripercorre le fasi della drammatica esperienza
VITERBO – “Ero in cura nella struttura da circa una settimana. Io avevo 19 anni e lui più o meno la mia età. Per questo abbiamo stretto amicizia e per me era diventato una sorta di punto di riferimento. Chiacchieravamo, mi offriva il caffè, fumavamo insieme e mi aiutava anche a studiare. Lo vedevo come un ragazzo intelligente e come un amico, mai come qualcuno verso cui provare un interesse romantico”. Questa la testimonianza della vittima dinanzi al collegio dei giudici presieduto da Francesco Oddi, la 25enne ha ripercorso i drammatici momenti vissuti la sera del 28 settembre 2019. Violenza sessuale in una casa di cura a Viterbo. Sia l’imputato che la vittima, due giovani, erano entrambi ricoverati nella struttura all’epoca dei fatti. Lui è difeso dall’avvocato Luigi Sini, mentre lei si è costituita parte civile.
Ieri davanti al collegio dei giudici la 25enne ha ripercorso i drammatici momenti vissuti la sera del 28 settembre 2019.
Secondo il racconto della giovane, la sera del 28 settembre, sentendosi “particolarmente triste tanto da voler scappare dalla casa di cura”, si sarebbe lasciata convincere a salire nella camera singola del ragazzo: “Mi ha invitato a leggere un libro o a giocare a carte”. Ma, una volta dentro, la situazione sarebbe degenerata.
“Seduti sul letto – ha ripercorso la vittima – lui si è girato e mi ha baciato all’improvviso. Io mi sono bloccata, volevo gridare ma non ci sono riuscita, mentre lui continuava con baci a stampo. Poi mi ha buttata sul letto, si è messo sopra di me simulando un atto sessuale e arrivando a toccarmi il seno e le parti intime. Sono rimasta gelata, per 2/3 minuti è come se mi fossi dissociata. Gli ho detto che mi stava facendo male, ma lui ha continuato. Solo dopo essere riuscita a spingerlo via sono scappata”.
Subito dopo l’accaduto la ragazza ha chiesto aiuto a una dottoressa della struttura, ha contattato i genitori e il medico che la segue da tempo e si è confidata con la compagna di stanza. In aula ha ricordato anche la frase che l’imputato avrebbe detto alla madre, come a voler minimizzare l’accaduto: “Sono cose che deve imparare a fare alla sua età”. L’indomani la giovane si è recata in ospedale e ha sporto denuncia. “Durante la violenza ho avuto paura e dolore – conclude la vittima . Mi sono sentita tradita e ancora oggi sentire il suo nome mi provoca brividi”.



