Rete di ricettatori di auto tra Agrigento e Viterbo, 4 misure cautelari
Quattro misure cautelari dell’obbligo di dimora e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 5 perquisizioni domiciliari a carico di altrettanti soggetti resisi responsabili di ricettazione di autovetture provento di furto, falso e favoreggiamento sono ste eseguite dalla Polizia a Viterbo e a Grosseto.
I provvedimenti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo a seguito di un’articolata attività investigativa coordinata dalla procura della repubblica viterbese nata ad agosto dello scorso anno quando gli agenti della squadra di polizia giudiziaria della sezione polizia stradale della Tuscia hanno proceduto al sequestro di un’autovettura di grossa cilindrata risultata “clonata” e nazionalizzata presso la motorizzazione civile di Agrigento.
Il prosieguo dell’indagine ha consentito di sequestrare ulteriori mezzi e documentazione falsa nonché di intercettare un flusso di autoveicoli di provenienza illecita che dalla sicilia, attraverso intestazioni fittizie a società di prestanome, venivano rivenduti nel capoluogo viterbese mediante concessionarie di automobili o tramite siti web specializzati oppure vi transitavano per poi essere esportati nei paesi dell’est europeo. Gli agenti sono riusciti a ricostruire la filiera relativa ad ogni singolo mezzo, nonostante fossero state utilizzate tecniche particolarmente insidiose come la clonazione mediante utilizzo di documentazione estera falsa.
Durante l’attività i poliziotti hanno scoperto anche truffe in danno di compagnie assicurative operate tramite simulazione di sinistri stradali in realtà mai accaduti. Le perquisizioni domiciliari effettuate anche nei confronti di un autodemolitore nel grossetano e di una concessionaria plurimarche nel viterbese hanno consentito di acquisire ulteriori elementi utili alle indagini.
Di particolare rilevanza è la circostanza che uno dei quattro destinatari della misura cautelare, coinvolto nell’attività, si trovasse all’epoca dei fatti ristretto agli arresti domiciliari per reati inerenti agli stupefacenti. Complessivamente, oltre ai soggetti raggiunti dalle misure, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria ulteriori tre persone per reati emersi nel corso delle attività.