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Cgil: Carcere di Velletri capolinea dei detenuti violenti: aggressioni e danni da parte di un detenuto ora piantonato in ospedale

VELLETRI – “Un detenuto egiziano intorno alle ore 13 della giornata odierna, ha danneggiato una sezione del carcere di Velletri distruggendo i neon e le manichette dell’antincendio, minacciando con lamette e punteruoli il personale di Polizia Penitenziaria intervenuto in assetto anti-sommossa per la pericolosità già accertata del detenuto”.

Lo comunica il Coordinatore regionale Ciro Di Domenico della FP CGIL Polizia Penitenziaria: “Dopo due ore di convincimenti a parole, il detenuto è stato accompagnato in infermeria dove però si è strappato i punti di una precedente autolesione schizzando sangue addosso al personale di Polizia e medico-infermieristico. Ora è sorvegliato dalla Polizia Penitenziaria, ricoverato in ospedale dove è stato accompagnato per le ferite che si è procurato di nuovo”.

“Il detenuti era stato trasferito nel carcere di Velletri per motivi di ‘ordine e sicurezza’. Tecnicamente, significa che ha già commesso atti di violenza in altre carceri e per questo, come tanti altri detenuti, è stato trasferito nel carcere velletrano che si sta trasformando in un’autentica sede penitenziaria per detenuti violenti, perché l’anomalia è che i detenuti che hanno commesso violenze e disordini nelle altre carceri, se vengono spostati a Velletri, da qui non escono anche se continuano a commettere gesti estremi ai danni della Polizia Penitenziaria e degli altri detenuti.”

Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria: “I trasferimenti per ordine e disciplina sono in netto aumento e non è facile spostare in continuazione molti detenuti da un carcere ad un altro, ma l’Amministrazione penitenziaria ha il compito di gestire questa situazione che sta trasformando il carcere di Velletri, come il capolinea dei detenuti violenti. Il personale di Polizia Penitenziaria di Velletri è in grave difficoltà per la carenza d’organico. Continuare a considerarlo un carcere capolinea per detenuti che innescano disordini, non è certo la strategia m