* PRIMO PIANOCronaca

Gratteri e dà lezione di mafie a Vasanello: “I clan sono on line e lo Stato è in ritardo”

“Il potere politico ha bisogno delle mafie altrimenti le mafie non esisterebbero”; oppure “se la Ndrangheta avesse aderito alla strategia stragista di Cosa Nostra altri dieci di noi non ci sarebbero”; ma anche “abbiamo sequestrato in un solo giorno 280 milioni di bit-coin” dati alla giustizia “e ci si lamenta che 170milioni di euro l’anno sono troppi per le intercettazioni”. Con queste affermazioni il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha catalizzato per oltre un’ora, l’attenzione della sala del cinema di Vasanello stracolma di gente. L’occasione è stata data dal Format d’informazione “DarkSide – storia segreta d’Italia” che a Vasanello, in collaborazione con il comune, ha organizzato una serie di incontri, tra i quali, quello di ieri sera, con il procuratore Gratteri per la presentazione del suo libro “Il Grifone”. Sono 150 pagine per raccontare come la mafia si sta rigenerando sul web e con le nuove tecnologie.

Ma per parlare di futuro, bisogna conoscere il passato, e questo vale soprattutto per chi esercita una azione di contrasto alle mafie. Gratteri questo passato lo conosce. “C’e bisogno di mafia – ha detto -. Il potere ne ha bisogno. Dopo l’unità d’Italia, lo si può dimostrare sul piano documentale, mentre in Europa c’erano i ladri di polli, da noi già si parlava di metodo mafioso. Nel 1869, nelle elezioni comunali a Reggio Calabria, c’erano due liste, una appoggiata dalla borghesia e una da Borboni e dalla Chiesa. La Borghesia paga i picciotti per picchiare chi si candidava o votava per i Borboni. Tanto che il questore dell’epoca annulla le elezioni. È quello uno dei primi esempi in cui si parla di rapporto tra potere e ‘picciotteria’ che poi diventerà Ndrangheta. Se andiamo a studiare tutti i terremoti o qualsiasi disastro – ha detto anche Gratteri -, si trovano rapporti tra mafie e potere e, se andiamo a vedere, nella Terza Repubblica, la mafia è più forti della politica perché ha i soldi”. Arrivando ai giorni nostri “nei territori, i mafiosi danno risposte. Basta vedere che durante la pandemia, alle persone che lavoravano a nero e non potevano mangiare per via del lookdown, l’aiuto arrivava dai mafiosi. E quando si trattava di votare, quella gente votava per la ‘picciotteria’”.

Ma gli strumenti per accreditarsi sono tanti molti dei quali sono alla luce del sole perchè “non è vero che i mafiosi sono omertosi e si nascondono. Loro hanno bisogno di pubblicità come le aziende hanno bisogno di pubblicità di vendere. Negli anni 90 questa pubblicità si faceva anche con il calcio; quando in una terra non c’è nulla, il mafioso compra una squadra, la rinforza con due giocatori buoni e la squadra sale di categoria. Sugli spalti compaiono i politici, insieme ai capimafia che sono proprietari della squadra e questo li istituzionalizza agli occhi della gente”. E aggiunge che “se il potere non avesse bisogno della mafia non avremmo le mafie. Le brigate rosse sono finite perché il potere non ne aveva bisogno”.

Dal palco di Vasanello, Gratteri incalzato dai due giornalisti di Darkside ha parlato anche di caratterizzazioni delle mafie sostenendo che la “Ndrangheta è più capace e intelligenze di Cosa Nostra che ha tentato senza riuscirci, negli anni 90, di far aderire i clan calabresi al metodo stragista. La Ndrangheta non ha aderito. Se avesse aderito allo stragismo almeno 10 di noi non ci saremmo oggi. Totò Riina il capo della mafia siciliana “era un cretino feroce ma non aveva una visione di dove portare il suo gruppo negli anni successivi. Un capo mafia mi disse che ‘se il coraggio fosse sangue il mare sarebbe rosso’”. Come a dire che non si uccide più non perché manca il coraggio di farlo, ma perché non conviene più. Infatti “Cosa Nostra è stata ridimensionata non per gli arrestati ma perché la strategia e stata fallimentare. La Ndrangheta, invece, negli anni ‘70 ha inventato la ‘Santa’” una sorta di vertice “composto da 33 capimafia che avevano la possibilità di entrare anche in una loggia massonica instaurando così rapporti con politici e anche magistrati”. Invece di ucciderli, quindi, se li faceva amici. Questa è stata, a detta di Gratteri, la strategia vincente della Ndrangheta che si è anche arricchita in quegli anni “con sequestri di persona da cui guadagnava in media 1,5 miliardi di lire a sequestro”. Con quei soldi “mandava giovani in sud America per fare accordi con i cartelli”. Oggi, per quel lavoro fatto in precedenza, la Ndrangheta arriva “a pagare la cocaina mille euro al chilo contro i 1800 euro pagati delle altre mafie”.

Tutto questo, nella battaglia tra Stato e Mafia, accade sul lato del fronte mafioso. Sull’altro fronte, quello dello Stato, le cose hanno una piega diversa e tutt’altro che incoraggiante. “Siamo molto indietro –dice Gratteri -. Fino a 15 anni fa, come polizia giudiziaria ‘davamo le carte’. Paesi venivano a studiare in Italia le tecniche di indagine. Vediamo oggi paesi che dal punto di vista informatico e tecnologico ci hanno superato. Chi ci ha governato non ha avuto visione di dove andava il mondo e come si evolveva la mafia. Oggi gli investigatori olandesi hanno bucato piattaforme di comunicazione della malavita che noi non riusciamo a bucare. Ci chiamano dall’Olanda e ci danno materiale su cui lavorare. È umiliante”. Inoltre va bene assumere hacker ma “le piante organiche delle forze dell’ordine sono in ginocchio”. Una stoccata anche a Napolitano ricordando quando non lo volle come Ministro della giustizia definendolo “magistrato troppo caratterizzato”.

Si parla di un ritardo di 14 anni, rispetto ad altri Paesi per la creazione di una agenzia sulla cybersicurezza, ma soprattutto si parla di miopia della politica o di malafede della stessa. In particolare sul limite posto alle intercettazioni considerate troppo dispendiose. “In Calabria c’è la più alta concentrazione di centri per estrazione bit-coin. Indagando su internet – ha detto Gratteri – ne abbiamo sequestrati in un solo giorno per un valore di 280 milioni di euro, e il giorno dopo, quei soldi, sono stati versati sul fondo unico per la giustizia. Eppure il ministro – ha detto Gratteri – ci ha detto che i 170 milioni di euro l’anno per le intercettazioni nelle indagini di tutto Italia, sono troppi. In un solo giorno abbiamo sequestrato e messo a disposizione del ministero della Giustizia, anche grazie alle intercettazioni, quanto si spende per le stesse intercettazioni, in un anno e mezzo di indagini in tutta Italia”. E a proposito dei bit-coin dice: riconoscerli a livello statale sarebbe una follia, chi ne regolerebbe l’estrazione? Chi avrebbe il controllo come lo si ha per il conio dell’euro? Daremmo le chiavi del nostro Stato alle mafie”.

Se la politica è miope, la cultura e i sedicenti intellettuali non aiutano. “Nelle fiction degli ultimi anni non c’è lo Stato; solo violenza e si vedono ragazzini, il giorno dopo, che si vestono e parlano nello stesso modo dei protagonisti”. Quando è stato fatto notare questo aspetto, quei sedicenti artisti e intellettuali “ci hanno detto che critichiamo l’arte ma un artista o un intellettuale dovrebbe chiedersi che effetto ha la sua arte sui giovani e sulle future generazioni. Altrimenti è inutile” che quegli stessi artisti e intellettuali vadano “poi a parlare di Falcone e Borsellino”. Una critica anche al mondo giornalistico quando mantiene fuori dai “telegiornali più importanti” quelle notizie che servirebbero a mantenere alta la guardia perché se la mafia non uccide, non significa che non esiste più ma che ha cambiato volto.

Ma adesso alla procura di Napoli sta lavorando su un altro tipo di mafia: la Camorra. “Sto imparando molto a cominciare dalle differenze. A Napoli si spara e la gente è abituata a gettarsi a terra. In Calabria non accadrebbe perché la Ndrangheta cura di più il consenso popolare. Ma la Camorra sta più avanti nel campo dell’informatica”.