I cinghiali nella Tuscia minacciano i raccolti, appello di Remo Parenti di Confagricoltura per i risarcimenti
VITERBO – I cinghiali della Tuscia, ormai non è difficile trovarli girare indisturbati per le città e, soprattutto, nelle campagne rappresentando una minaccia ed un’emergenza per i raccolti. Remo Parenti, presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti torna a sollecitare i risarcimenti.
“Io non sono per l’uccisione o per la soppressione, a me non interessa questo – ha precisato Parenti – anzi, devo dire che i cuccioli mi fanno anche tenerezza, però qualcosa si deve fare, perché altrimenti andiamo allo sbando. I cinghiali si riproducono in maniera esponenziale – questa la criticità essenziale – e non è vero che stanno in città perché gli abbiamo sottratto il territorio dove abitavano”.
Cos’è successo quindi negli ultimi tempi? In quale contesto si è radicata l’invasione?
“Il territorio dove i cinghiali vivono – ha spiegato il presidente – si è ampliato rispetto a 15-20 anni fa, in Italia abbiamo 1 milione e mezzo di ettari di boschi in più rispetto agli ultimi 20 anni: una regione come il Lazio è diventata bosco. I cinghiali sono diventati molto prolifici, aumentano di anno in anno di molto. Nelle campagne siamo in una situazione disperata: finora ci viene indennizzata una parte dei danni un po’ a piacere dalla Regione”.
A seconda di quanti fondi la Regione Lazio stanzia, gli agricoltori ricevono un indennizzo anziché un risarcimento: la richiesta che Parenti e Confagricoltura portano avanti è invece quella del risarcimento totale.
A cosa è dovuta questa decisione? Come mai i grandi enti non sembrano essere sensibili al tema?
“La legge è stata fatta nel ’92 (il decreto 157 del 1992, che prevede il semplice pagamento di un indennizzo, ndr), quando non c’erano cinghiali. I danni procurati da queste bestie – ha raccontato il presidente – erano talmente rari e minimi che non ci si badava, ma quando quest’anno, in cui avevo un grano duro bellissimo e di elevata qualità in un appezzamento di 20 ettari, sono entrati dentro i cinghiali un mese prima della trebbiatura, ho pensato che non fosse dignitoso nei confronti di chi veramente lavora”.
Confagricoltura propone tre soluzioni per il contenimento delle infestazioni: i cinghiali possono essere eliminati, ma secondo l’avviso di Parenti anche quelle di catturarli o sterilizzarli potrebbero essere valide soluzioni. “Io non posso cominciare a lavorare adesso, perché è adesso – ha evidenziato Parenti – che si iniziano a preparare i terreni per coltivarli tra ottobre e novembre e seminarli a giugno del 2025. Non si possono anticipare tante migliaia di euro per poi avere una distruzione totale dell’anticipo, con qualcuno che mi dice che il 20% dei danni – questo il suo esempio – mi sarà restituito tra 5 anni. Io come azienda ho chiuso”.
La necessità più impellente è dunque quella di presidiare il territorio, preservarlo da incendi e inondazioni e “tenerlo curato nel paesaggio, visto che, lo dico ironicamente – ha ricordato Parenti – è diventato più importante del fatto che produciamo cose di qualità da mangiare”.
Quale futuro per i sistemi produttivi e per il commercio delle eccellenze, se nel presente sono i cinghiali a dare il colpo di grazia?
“Questa è la situazione: siamo al limite, ormai basta poco per avere lavorato invano”.