“Smaltimento illecito di rifiuti pericolosi” alla Chimet, quattro indagati
VITERBO – Indagati i vertici della Chimet, la cui sede è stata perquisita dai carabinieri, l’accusa è quella “Smaltimento illecito di rifiuti pericolosi”. L’azienda si difende: “Rispettate tutte le regole”. I quattro indagati appartengono alla dirigenza della Chimet, il gigante del recupero di metalli preziosi, che nella Tuscia ha un impianto di smaltimento.
I carabinieri del Noe di Firenze, il nucleo operativo ecologico, hanno effettuato un blitz nella mattina di ieri, nello stabilimento di Badia al Pino, in provincia di Arezzo. Si tratta di una nuova indagine a margine dell’inchiesta del principale filone “Keu” che lo scorso novembre ha già interessato i vertici Chimet. L’accusa, in quella circostanza, era stata di concorso in smaltimento illecito di rifiuti (assieme a Tca).
Anche stavolta al centro dell’inchiesta c’è la gestione di rifiuti, in particolare la classificazione di scarti di lavorazione conferiti in un periodo temporale che abbraccia nove anni, dal 2012 al 2021. L’impianto utilizzato per lo smaltimento è collocato in provincia di Viterbo. E la controversia sulla natura di questi rifiuti ha dato origine all’inchiesta e alla perquisizione di ieri. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm antimafia di Firenze Giulio Monferini, quei materiali sarebbero pericolosi e per questo da smaltire secondo adeguate procedure.