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Giornata Mondiale contro il lavoro minorile, 366mila in Italia. I dati nella Regione Lazio

Oggi, 12 giugno, si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Secondo l’ultimo rapporto congiunto Unicef-Ilo sono 160 milioni i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 17 anni costretti a lavorare nel mondo. Inoltre si registra un incremento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi 4 anni: un dato allarmante che mostra come i progressi per porre fine al lavoro minorile si sono arrestati per la prima volta in 20 anni, invertendo il precedente trend che vedeva il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016. Sono circa 79 milioni i bambini impegnati in lavori potenzialmente pericolosi per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale.

In Italia le stime parlano di 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel lavoro minorile. A lanciare l’allarme sul tema è Save the Children.

Nel nostro Paese, in cinque anni, tra il 2017 e il 2021 sono stati 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro. La maggior parte di loro, 67, aveva un’età compresa tra 15 e 19 anni, gli altri 7 meno di 14.

Se a livello nazionale la situazione risulta essere drammatica, a livello regionale il quadro non è di certo migliore.

Nella regione Lazio, ad esempio, quasi un minore su dieci vive in condizioni di povertà, senza neppure lo stretto necessario per vivere dignitosamente. Come se non bastasse, i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione sfiorano il 12%; mentre i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione (c.d. “Neet”) raggiungono addirittura la percentuale del 22,4%.

Una crisi sociale ed economica senza precedenti, che è anche specchio delle innumerevoli diseguaglianze che martorizzano giorno dopo giorno il nostro Paese; le stesse disparità che alcune fasce della popolazione sperimentano sin dalla primissima infanzia. Infatti, restando sempre con lo sguardo puntato sulla regione Lazio, vale certo la pena sottolineare il fatto che meno di un bambino su cinque usufruisca di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dalle istituzioni. Inoltre, la spesa media pro capite per ogni bambino sotto i 3 anni dei Comuni del Lazio è di 1882 euro ciascuno; si tratta di un dato intermedio se si pensa che in Italia si passa dalla spesa di Trento di 2.481 euro fino ai 149 euro in Calabria, ma comunque estremamente significativo.  

Indubbiamente la situazione è allarmante, anche se all’interno della Regione Lazio la situazione è altamente diversificata” ha dichiarato a LabParlamento Alessandro Alongi, Consigliere e Presidente della Commissione Politiche sociali del XII Municipio di Roma.
Gli infortuni con esito mortale per i minorenni sotto i 14 anni e 67 per la fascia di età 15-19 anni. Nello stesso arco di tempo le denunce di infortunio di minorenni sotto i 19 anni presentate all’Inail a livello nazionale sono state pari a 352.140. E’ quanto emerge dal 1° rapporto statistico sul lavoro minorile di Unicef Italia. Il Veneto è la regione con più morti sul lavoro tra i ragazzi.

Il presidente Mattarella, più volte ha richiamato l’attenzione sul lavoro minorile anche in Italia, che va combattuto. “Anche in Italia i numeri sul lavoro minorile fanno riflettere: sono espressione del disagio sociale presente in troppe aree del Paese e trovano connessione anche con manifestazioni della criminalità organizzata”.

Delle denunce di infortunio sul lavoro 223.262 riguardano i minorenni fino a 14 anni (erano 31.857 nel 2021 e 18.534 nel 2020) e 128.878 i ragazzi nella fascia di età 15-19 anni (erano 18.923 nel 2021 e 11.707 nel 2020).

Le regioni con le percentuali più elevate di denunce totali di incidenti dei lavoratori sotto i 19 anni sono Lombardia (76.942), Emilia Romagna (40.000), Veneto (39.810) e Piemonte (31.997), che da sole ricoprono più del 50% delle denunce di infortunio nazionali. Mentre Abruzzo, Basilicata, Sardegna, e Valle d’Aosta sono le regioni, che con la Provincia autonoma di Trento, nel quinquennio non hanno registrato nessun infortunio con esito mortale.

Presentato in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile e realizzato incrociando dati contenuti in report e database presenti su portali nazionali dell’Inail e dell’Inps, il rapporto rivela anche che è in crescita il numero dei ragazzi lavoratori. Nel 2022 sono 69.601 i lavoratori minorenni 15-17 anni, in aumento rispetto ai 51.845 del 2021 e ai 35.505 del 2020; la posizione di “dipendente” raccoglie la maggiore percentuale di lavoratori, seguita da “operai agricoli” e “voucher”.

La fascia di età entro i 19 anni nel 2021 i lavoratori sono 310.258, in salita rispetto ai 243.856 del 2020. Le cinque regioni con il maggior numero di ragazzi fino a 19 anni occupati complessivamente nell’arco dei cinque anni sono Lombardia (240.252), Veneto (155.987), Emilia Romagna (134.694), Lazio (119.256) e Puglia (108.867). Per quanto riguarda il genere, dei 310.287 minorenni fino a 19 anni coinvolti nel lavoro nel 2021, 193.138 sono maschi e 117.149 sono femmine (in aumento rispetto ai 154.194 maschi e le 89.674 femmine nel 2020).

Il maggiore impiego di lavoratori di sesso maschile entro i 19 anni rispetto a lavoratrici di sesso femminile, mostra la tendenza delle donne a essere più istruite degli uomini; il 65,3% delle donne ha almeno un diploma (rispetto al 60,1% degli uomini); le laureate arrivano al 23,1% (rispetto al 16,8% degli uomini). Il divario di genere nel tasso di occupazione (55,7% contro 75,8%) si riduce al crescere del livello di istruzione (31,7 punti per i titoli bassi, 20,3 per i medi e 7,3 punti per gli alti) . Ma per le giovani donne che decidono di abbandonare gli studi, ottenendo al più un titolo secondario inferiore, le possibilità di occupazione rispetto ai loro coetanei maschi sono di gran lunga minori (20,8% rispetto a 41,9%).