Crisi economica, degrado e mancanza di programmi concreti mette in ginocchio il commercio nel Centro storico di Viterbo

VITERBO – la crisi economica nel Capoluogo si abbatte sugli esercizi commerciali del Centro storico di Viterbo. Una notizia di quelle che fanno tremare: nel 2024 abbasseranno definitivamente le saracinesche ben dieci negozi del centro storico, tra di loro anche nomi storici. Secondo Confimprese, solo tra i loro iscritti saranno otto i negozi che chiuderanno definitivamente.  A lanciarla sui social è la pagina Viterbo Centro Storico e Mobilità, da anni raccoglitore delle varie vicissitudini che si verificano dentro le mura. La conferma arriva anche dalle associazioni di categoria, che adesso chiedono con forza provvedimenti di natura economica all’amministrazione comunale. Altrimenti, dicono, ne chiuderanno ancor di più.

La mannaia della crisi, dunque, si abbatte sulle attività del centro. Il saldo tra le imprese aperte e quelle chiuse è ormai preoccupante: dai 200 del pre-Covid si è passati a sole 30 unità. Ed il rischio è che la statistica possa ridursi ulteriormente. I nomi degli esercizi che chiuderanno non sono ancora stati resi noti ma, secondo alcuni commercianti, la maggior parte di queste sarebbe tra via Matteotti e Corso Italia. E le cause, a questo punto, appaiono ben diverse.

Se da un lato, in via Matteotti, i lavori del Pnrr hanno creato disagi ai negozi presenti, rendendoli – a detta dei proprietari – invisibili e isolati, al Corso sembra che la motivazione derivi dall’incredibile desolazione che da alcuni anni ha avvolto quello che un tempo era il tempio dello shopping viterbese. Del resto, basta farsi un giro a piedi per rendersi conto della distesa di locali vuoti e sfitti in vendita, alcuni lo sono addirittura da dieci anni. Uno stato comatoso che, giunti a questo punto, potrebbe anche essere irreversibile.

Ad aprire, in questi anni, sono stati soprattutto gli stranieri: minimarket, cinesi e parrucchieri. Solo nell’ultimo mese, però, sono stati inaugurati cinque nuovi locali tra bar, gelaterie e pasticcerie. Il problema è la sproporzione tra aperture e chiusure, infatti, si abbassa di anno in anno. Le preoccupazioni degli operatori riguardano soprattutto la mancanza di una programmazione e di provvedimenti mirati, da parte delle Amministrazioni, il degrado urbano e sociale del Centro storico, in particolare, ma anche affitti alti e incassi fortemente diminuiti, oltre a cambiamenti in termini sociologici che hanno spinto la gente sempre più lontano dai negozi presenti all’interno delle mura civiche. Non è, ad oggi, pensabile – sostengono gli operatori commerciali – puntare alla candidatura a capitale europea della cultura con un centro storico in una situazione del genere.