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Un parco termale fra i resti romani, un progetto per riportare nel Capoluogo il turismo termale

VITERBO – A pochi chilometri dall’incrocio tra strada Martana e Cassia nord, i resti di una delle prime terme romane del territorio. L’imprenditore Ferdinando Ciambella sta cercando di rivalutare il posto tra mille insidie e ritardi: “Ma per discariche e centrali i vincoli vengono subito superati”

Portare Viterbo a essere una meta nazionale e internazionale per il turismo termale. Una missione che le tante amministrazioni comunali succedute si sono prefissate, ma il cui obbiettivo, ad oggi, sembra lontano dall’essere raggiunto. Le risorse idriche ci sono, gli impianti anche, ma latitano programmazione e interventi. Una situazione paradossale, pensando alla volontà di rendere il settore turistico un traino per l’economia cittadina.

Lo scorso mese, durante un consiglio comunale, il capogruppo Pd Alvaro Ricci ha constatato la mancanza d’attenzione sul tema termale da parte della giunta Frontini. Richiesto un consiglio comunale straordinario sul tema entro il 30 giugno, la domanda sembra, però, non essere stata accolta. Tra gli esempi di negligenza sull’argomento ci sono le terme del Bacucco. I ruderi romani di una delle prime terme del territorio sorgono a due chilometri dall’incrocio tra strada Martana e Cassia nord. Visibili dalla carreggiata, il sito nel passato è stato anche visitato da Michelangelo. L’imponenza della struttura è ancora parzialmente osservabile, intorno campi agricoli e pali dell’alta tensione. Sono presenti tre vasche e un pozzo in grado di erogare oltre 10 litri d’acqua sulfurea al secondo alla temperatura di 48 gradi.

Qualcuno sta cercando di far rivivere il luogo. Si tratta dell’imprenditore Ferdinando Ciambella, proprietario del sito che da quasi dieci anni lotta tra cavilli burocratici e ritardi amministrativi per poter far di nuovo sgorgare l’acqua tra i resti romani. Il primo passo fu la concessione ministeriale per l’utilizzo della sorgente, per una quantità di 4,5 litri al secondo, richiesta più di dieci anni fa, poi da sei anni sono iniziate le pratiche per la realizzazione del parco. Non si tratta di un progetto che prevede piscine o la costruzione di un polo termale, ma solo il riutilizzo delle strutture che costruirono i nostri avi. “Il piccolo sogno di una vita”, come lo descrive Ciambella, forse si avvererà nel 2025, quando le pratiche iniziate nel 2018, potrebbero arrivare a compimento.

L’idea è quella di rendere visitabili i resti romani, con la possibilità di fare un tuffo in una delle tre vasche. In pratica un parco in cui fare un bagno in un’acqua riconosciuta dal ministero, come curativa. “Nel frattempo pago 5mila euro di tasse all’anno per l’utilizzo dell’acqua termale, non mi è permesso però realmente di utilizzarla – racconta Ferdinando Ciambella -. Manca la volontà generale per realizzare l’opera, dopo tanti ritardi una persona si stanca. Non ho concluso ancora niente perché ogni passaggio richiede anni, e onestamente sono preoccupato essendo oramai vecchio. Intorno al Bacucco nel giro di due chilometri ci sono una discarica che sta venendo ampliata e tra poco una centrale per il biometano. Perché i vincoli in questo caso sono stati superati? Da quando sono giovane sento parlare di Viterbo città termale, ma non ho mai visto realmente la volontà. Non voglio regali da nessuno ma semplicemente più partecipazione generale al tema”, conclude Ciambella.