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Pescatori di frodo nel lago di Vico, denunciati padre e figlio

Due presunti pescatori di frodo, padre e figlio, intenti alla cattura di ingenti quantitativi di pesce, sono stati sorpresi e denunciati dai carabinieri forestali di Caprarola, in provincia di Viterbo, nel lago di Vico in località Pantanello. I due avevano razziato dal lago in modo illegale circa 187 chili di lavarello, meglio conosciuto come coregone.

I carabinieri forestali, quindi, hanno sottoposto a sequestro penale sia il pescato che i mezzi utilizzati per la commissione del reato, in particolare: la barca rinvenuta sul posto, le reti utilizzate per la pesca illegale occultate nel canneto ripariale. La specie “coregone” è considerata prelibata e il pescato sarebbe stato destinato a scopo alimentare e somministrato in diversi ristoranti della zona privo di ogni certificazione di filiera e soprattutto di controllo sanitario, previsto dalla normativa vigente in materia.

Le acque del “Lago di Vico” rientrano nel perimetro della rete Natura 2000, riconosciute Sito di interesse comunitario e Zona di Protezione Speciale, sono ricomprese nel territorio della “Riserva Naturale Regionale del Lago di Vico”. Il bracconaggio ittico, fenomeno in aumento e praticato da soggetti senza scrupoli, rappresenta una delle criticità dell’area protetta e contribuisce, altresì, alla riduzione della biodiversità dell’ecosistema lacuale.

Gli autori di tali pratiche illecite salvo che il fatto costituisca più grave reato, incorrono nell’arresto da due mesi a due anni o all’ammenda da 2.000 a 12.000 euro. Inoltre, la norma violata prevede anche il risarcimento all’Ente territoriale competente di una somma di 20 euro a capo pescato, somma che viene raddoppiata nel caso in cui il pescato risulti privo di vita, da utilizzare per il ristoro delle spese relative all’adozione delle misure di ripopolamento delle acque interne.