Tenuta dell’attività economico-produttiva, il sondaggio di Federlazio su 200 aziende regionali

Malgrado le perduranti tensioni geopolitiche internazionali le aziende del Lazio in un quadro ad oggi di sostanziale attesa, registrano una relativa “tenuta” dell’attività economico-produttiva e dei ricavi. È quanto emerge da un rapido sondaggio attraverso un questionario breve on-line, sottoposto ad un campione rappresentativo di 200 aziende da parte della Federlazio, che ha ritenuto utile consultare le imprese della regione per verificare gli effetti diretti di queste sugli andamenti delle attività aziendali e per raccogliere opinioni e aspettative degli imprenditori riguardanti il prossimo futuro.

Le risposte fornite evidenziano – si legge in una sintesi del sondaggio – dalle risposte riguardanti gli andamenti delle attività delle aziende (gennaio/ottobre di quest’anno), si rileva, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, una leggera prevalenza di imprese (41,9%) che hanno segnalato un incremento del fatturato rispetto a quelle che invece hanno registrato una contrazione (37,1%); il rimanente 21% sono, invece, quelle che non hanno subito variazioni, rimangono stabili.

Come termini di confronto bisogna considerare che nell’indagine congiunturale annuale di Federlazio (riferita agli andamenti del 2022 rispetto al 2021), le aziende che avevano registrato un incremento del fatturato erano il 48%, quelle con un calo il 22%, il restante 30% aveva dichiarato una situazione di stabilità. È cresciuta, quindi, la percentuale delle aziende in contrazione dei ricavi (+15%), sono diminuite sia quelle “stabili” (-9%) che quelle con ricavi in aumento (-6%). Dal sondaggio si evidenzia anche la notevole diffusione di fattori di criticità riguardanti soprattutto: l’incremento dei prezzi di materie prime e semi lavorati (62% indicano impatti molto o abbastanza negativi); le dinamiche inflattive (57,8% impatti molto o abbastanza negativi); le difficoltà di reperimento manodopera (54,9%); gli incrementi dei prezzi di energia (52,4%); le difficoltà di accesso al credito e l’aumento dei tassi di interesse (34,9%).

Dalla domanda rivolta agli imprenditori di indicare i fattori di criticità per il futuro, è emerso un diffuso sentimento di preoccupazione testimoniato dal fatto che soltanto l`1,5% degli intervistati non vede alcuna problematica all’orizzonte.

Le maggiori preoccupazioni riguardano l’incremento dei prezzi per materie prime e semi lavorati (60%), le dinamiche inflattive (46,2%) alle quali si associano, con crescente diffusione, quelle relative alle difficoltà di accesso al credito e all’aumento dei tassi di interesse (38,5%).

Si è voluta, infine, focalizzare l’attenzione sugli effetti dei drammatici eventi che si stanno verificando in Medio Oriente: il 33% delle imprese hanno già registrato qualche difficoltà, il 37% sono quelle che al momento non sono in grado di esprimere un giudizio in merito. Quindi, in sostanza, soltanto un 30% si considera ragionevolmente al riparo da conseguenze negative.
Gli imprenditori che temono contraccolpi sulla propria attività sono preoccupati soprattutto per la diffusione di un sentimento di incertezza con conseguente calo dei consumi e degli investimenti (68,2%), dall’aumento ulteriore dei costi energetici e dell’inflazione (54,5% ciascuno).
“I risultati della breve indagine – dichiarazione Luciano Mocci, Direttore Generale di Federlazio – mostrano ancora una volta la capacità di resilienza del sistema delle PMI che, pur cosciente della gravità della situazione, riesce, comunque, con crescente difficoltà a garantire tenuta ed equilibrio al tessuto economico-produttivo del nostro Paese e della nostra regione. Va però considerato che, nonostante questa capacità di reazione, si stanno ampliando gli elementi e i fattori di sofferenza.
Se, infatti, da un lato abbiamo oltre il 60% di imprese che sono riuscite a mantenersi in equilibrio e, in parte, a crescere, dall’altro il restante 40% registra arretramenti nei livelli dei ricavi. Si tratta quest’ultima di una percentuale in decisa crescita rispetto al 16,6% che avevamo rilevato allinizio di questanno.
In particolare, per quanto riguarda i fattori più critici sono l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, il forte incremento dei prezzi delle materie prime, il trend al rialzo delle tariffe per le forniture energetiche, le variabili che preoccupano maggiormente gli imprenditori.Tali fattori di difficoltà l’incertezza per il futuro immediato vengono ulteriormente intensificati dai drammatici eventi che stanno accadendo in Medio Oriente”.

“Gli effetti degli eventi bellici che da febbraio dello scorso anno hanno determinato lacuirsi delle tensioni sui mercati globali e che rischiano di esacerbarsi ulteriormente nei prossimi mesi – rileva Silvio Rossignoli, Presidente di Federlazio – devono essere affrontati con grande senso di responsabilità da parte di tutti: bisogna contrastare soprattutto il diffondersi di un sentimento di incertezza che rischia di avere effetti depressivi sullintero tessuto economico e sociale. Tutto ciò sta producendo un’influenza negativa sulla liquidità delle imprese e sulle disponibilità economiche delle famiglie con i conseguenti rischi recessivi che stanno comparendo all`orizzonte delle principali economie continentali”.

Secondo Rossignoli “Sono necessarie ulteriori misure e passi avanti per rafforzare e rendere più stabile l’azione comune di tutti gli Stati dell’Unione Europea attraverso interventi mirati volti ad affrontare le diverse emergenze che si stanno verificando.

Le istituzioni del nostro Paese, comunque, indipendentemente da quanto verrà promosso a livello comunitario, dovranno porre maggiore attenzione a quanto sta accadendo attraverso misure di sostegno atte a superare la perdurante fase di estrema incertezza”.