Meglio “scaldarsi” o “mangiare”, nel viterbese terreno conteso tra agricoltura e fotovoltaico

Produzione agricola o produzione di energia, delle due una; o si produce grano, frumento e altri prodotti agricoli, oppure si produce energia elettrica con i pannelli fotovoltaici. Entrambe le cose occupano grandi distese di terreno e non sono compatibili: una esclude l’altra. Il nodo sembra essere venuto al pettine nel viterbese e c’è da decidere se “mangiare” con l’agricoltura o “scaldarsi” con l’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici.

“Abbiamo chiesto un confronto urgente volto ad avviare interventi immediati e risolutivi per arginare il problema relativo all’ulteriore installazione a Viterbo di impianti fotovoltaici a terra e pale eoliche, che stanno continuando a deturpare il territorio, mettendo a rischio il futuro delle aziende agricole e dei posti di lavoro che queste garantiscono”. Lo dichiara in una nota il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, in merito alla richiesta inviata al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e agli assessori competenti, Giancarlo Righini, all’Agricoltura e ad Elena Palazzo, all’Ambiente e transizione energetica.

A preoccupare è l’autorizzazione rilasciata dal comune di Viterbo e dalla Regione Lazio al progetto di un nuovo impianto fotovoltaico nel capoluogo, per la precisione sui terreni tra grotte Santo Stefano e il comune di Celleno. Rimane uno degli ultimi passaggi previsti, ovvero la convocazione della terza e decisiva seduta della Conferenza dei servizi per il rilascio della eventuale autorizzazione finale.

Si tratta di un impianto con potenza nominale della centrale di 82,24 Mwp, che interessa una superficie di 108 ettari, suddivisa in 4 sottocampi: Pianale, Pian Auta, Selva, Podere della Morte. E tra Viterbo, Celleno, Montefiascone è già previsto un parco di 13 torri eoliche. Si attende, inoltre, il parere della Direzione affari generali e usi civici della regione Lazio. Questi ulteriori impianti Fer , secondo i dati di Coldiretti, determineranno, se realizzati, la perdita di altri 6 mila ettari di terreno, sui 70 mila ettari di consumo del suolo possibili a livello nazionale.

Tra gli altri comuni viterbesi la percentuale più alta del consumo di suolo si registra a Montalto di Castro, con ulteriori 23 ettari rispetto allo scorso anno, che si colloca al terzo posto nel Lazio. Montalto di Castro risulta essere il Comune della Provincia di Viterbo, ma anche dell’intera Regione Lazio, con la maggior superficie agricola destinata al fotovoltaico, con oltre 450 ettari.

“La proposta di Coldiretti è da sempre quella di incentivare l’istallazione di impianti di energia solare sui tetti delle stalle e sui capannoni, senza sottrarre ai nostri agricoltori terreno coltivabile. Ci preme evidenziare che Coldiretti – prosegue Granieri – non è contraria all’uso dei pannelli fotovoltaici, ma solo alla loro installazione a terra, che consuma suolo agricolo produttivo a danno delle produzioni locali, del patrimonio agroalimentare e delle eccellenze della regione, nonché dell’indotto occupazionale che garantisce”.

Viterbo è la prima provincia del Lazio per presenza di pannelli solari, e la superficie occupata dal fotovoltaico a terra è pari al 50 per cento della Superficie agricola utilizzata (Sau), con oltre 950 ettari. Non solo, la provincia è in testa anche alla produzione da impianti eolici con 133,3 Gwh pari al 90 per cento dell’intera regione. Sono già presenti centinaia di pale eoliche alte 250 metri e la Tuscia è stata scelta anche per sperimentare le nuove pale eoliche alte 300 metri.

“Ad essere compromessa è la forte vocazione – conclude Granieri – non solo agricola e agroalimentare, ma anche turistica di un territorio espressione di un patrimonio ricco di tradizioni, di cui le nostre aziende agricole sono custodi con i loro prodotti tipici, che è dovere delle istituzioni preservare e tutelare. Ricordiamo che nelle aree interessate dai nuovi progetti, a forte impatto ambientale, sono presenti produzioni di pregio con denominazione di origine e indicazione geografica”. Il problema quindi è serio e la scelta sull’uso della terra diventa sostanziale. Potremmo diminuire la spesa nazionale per l’acquisto dell’energia elettrica o combustibile per produrla da paesi stranieri ma al prezzo di aumentare la spesa per acquistare prodotti agricoli rinunciando o limitando una filiera di prim’ordine.

Rupert Recchia