“Giornate del FAI di Primavera”, nella Tuscia si aprono ai turisti Villa Caviciana ed il Complesso di San Carlo

Tornano allo scoccare della primavera anche le “Giornate FAI di Primavera”, anche quest’anno, nelle giornate di sabato 23 e domenica 24 marzo, la storica manifestazione del Fondo ambiente italiano, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese propone 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni. Quali sono i siti che possono essere visitati dagli italiani nella Tuscia? Vediamo le iniziative proposte in questa edizione. Nella provincia di Viterbo agli amanti dell’arte, dei borghi suggestivi e dei palazzi ed edifici storici le Giornate del Fai propongono a Gradoli Villa Caviciana ed il Complesso monumentale di San Carlo a Viterbo. Ma le possibilità sono molte altre per conoscere i tesori storici della regione e della provincia.

Villa Caviciana è oggi una tenuta agricola nata dal sogno di Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler, un avvocato di Dusseldorf e una collezionista d’arte, partiti per una vacanza sul Lago di Bolsena e tornati in Germania innamorati della zona. così che dal 1989, anno dopo anno, acquisirono 144 ettari di colline, campi e boschi, tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli nella provincia di Viterbo, affacciati sulla sponda settentrionale del lago, davanti all’Isola Bisentina. Il luogo era ideale, con dolci declivi, terreno fertile di origine vulcanica e il clima mite del lago, tuttavia i terreni acquisiti si presentavano allora come una macchia informe di vegetazione spontanea, abbandonata e incolta. Furono allora piantumati 7.000 ulivi, ossia 35 ettari di oliveto verde argenteo, cui se ne aggiunsero altri 20 di vigneto verde intenso, e tutte le sfumature dei boschi – pini, castagni, noccioli, querce e corbezzoli -, e di campi, pascoli e prati. Venne realizzata una tenuta moderna ed efficiente, precocemente biologica. Frutto del progetto, è oggi la cantina che presenta un’architettura minimalista, dalle linee pulite e rigorose, ma con felici guizzi, come la lunghissima scala che sale dal seminterrato, e il sofisticato recupero delle materie locali, come il tufo morbido e poroso che scalda di giallo senape le geometriche facciate.

In occasione delle Giornate FAI l’Azienda Agricola Villa Caviciana offre la possibilità di partecipare a un tour guidato dei vigneti e della cantina scavata nel tufo, unica nel suo genere. In seguito sarà possibile assaggiare i vini biologici, accompagnati dai salumi dei suini allevati nell’azienda allo stato brado. I volontari del Fai accompagneranno i visitatori e gli appassionati in tour guidati hanno la durata di un’ora, dalle 10:00 – 11:30 – 15:00 e 16:30 bisognerà ricordare che i posti sono limitati. Per partecipare e scegliere il proprio slot orario basterà scrivere a: experience@villacaviciana.com. L’altro monumento oggetto delle Giornate è rappresentato dal Complesso conventuale di Santa Maria in Gradi a Viterbo. Il Complesso è visitabile sabato dalle  ore 10.00 – 18.00 e domenica dalle ore 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.30)

Il complesso di Santa Maria in Gradi, ex-convento domenicano, è oggi sede del Rettorato e del Dipartimento di scienze umanistiche della comunicazione e del turismo dell’Università degli Studi della Tuscia, Si trova appena fuori le mura medievali della città, davanti alla porta urbica detta Romana, nel cuore del moderno quartiere nato nel corso degli ultimi 80 anni. Nel 1215 Raniero Capocci, giovane curiale viterbese di nobile famiglia e futuro cardinale, avrebbe posato la prima pietra della chiesa dedicata alla Vergine nel sito dell’antica e piccola cappella della Santa Croce. Tuttavia, l’avvio della vicenda edilizia è fissato all’anno 1227 quando Raniero acquista alcuni terreni presso la suddetta cappella per procedere alla costruzione di un vero e proprio complesso conventuale, che verrà poi donato ai Domenicani.

La prima fase di vita del monastero si estende, dagli anni di papa Innocenzo III e dell’imperatore Federico II al periodo in cui Viterbo ospita la Curia pontificia. Sono gli anni di massimo splendore della città, in piena espansione edilizia e culturale, punto nodale dei traffici commerciali e dei percorsi dei pellegrini. Del primitivo assetto del maestoso convento, rimaneggiato nel corso dei secoli, ma di cui è evidente ancora oggi l’articolato sviluppo, resta solo il primo chiostro detto appunto “medievale”, ricomposto nel Dopoguerra nella sua forma originaria: iniziato nel 1256, è scandito da pilastri alternati a pentafore con arcatelle a sesto acuto su colonnine binate, in uno stile che mescola la tradizione locale con il linguaggio cistercense, il gotico francese e l’influsso dell’arte dei marmorari romani. Il secondo chiostro, costruito anch’esso in forme gotiche a partire dalla fine del Duecento, nel suo stato attuale risale alla seconda metà del XVII secolo. La chiesa nel suo primo aspetto era probabilmente suddivisa in tre navate con un transetto, una facciata a salienti, traforata da un grande rosone centrale, e un campanile a vela, poi sostituito da una vera e propria torre campanaria, rifatta nell’Ottocento. Alla fase duecentesca sono attribuibili alcuni capitelli superstiti a “foglie d’acqua”, tipici del cosiddetto stile di transizione romanico-gotico cistercense, diffuso tra XII e XIII secolo in Francia, soprattutto in area borgognona. Insieme alla decorazione scultorea del primo chiostro, essi testimoniano l’apertura del cantiere domenicano alla cultura artistica d’Oltralpe.

La Tuscia, come molte altre zone del nostro Paese, riserva ancora altre piacevoli sorprese e possibilità di visitare borghi, ville, parchi durante le tradizionali gite fuori porta. Certo, il tempo ancora incerto non invoglia ad avventurarsi più di tanto, ma la bella stagione non tarderà ad arrivare e a riempire le giornate ed i weekend di profumi e di passeggiate fra i monumenti ed i borghi della nostra regione.