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Fornivano “Pacchetti di lavoratori” eludendo il versamento dei contributi. Centoventitrè, undici viterbesi, gli indagati

VITERBO – Concluse le indagini sulla truffa messa in atto da professionisti romani e viterbesi che fornivano lavoratori per vari lavori, evadendo il versamento dei contributi scovati dalla Guardia di finanza in due anni di indagini. “Pacchetti di lavoratori” in vendita, giro d’affari milionario eludendo i contributi. È durata oltre due anni l’inchiesta della finanza coordinata dalla Dda sfociata nel sequestro preventivo di oltre 93 milioni di euro, per un numero record di 123 indagati, tra cui 11 viterbesi. Ha fatto scalpore il coinvolgimento del consulente del lavoro viterbese Claudio Orlandini e del sindacalista Giorgio Petroselli. Secondo gli investigatori, consulenti operanti nel Viterbese, ma con sede legale fittizia a Roma, si sarebbero proposti, offrendo “pacchetti di lavoratori”, senza pagare i contributi.

Due gruppi criminali coinvolti nelle indagini che traggono origine dalle attività condotte dal gruppo di Viterbo e dal 3° nucleo operativo metropolitano di Roma, nel cui ambito è emersa l’esistenza di due distinte compagini criminali che, attraverso società intestate a “prestanome” operanti nei settori della ristorazione, catering, facchinaggio, logistica e altri servizi di sostegno alle imprese, avrebbero realizzato una frode fiscale e contributiva, evadendo complessivamente imposte per oltre 65 milioni di euro.

Oltre a Orlandini, sarebbe stato un commercialista romano Christian Vocaturo, arrestato con altre nove persone a settembre 2024 dalla Guardia di finanza insieme alla direzione distrettuale antimafia e alla Dea americana, in quanto ritenuto contabile dei narcos. Avrebbe gestito intestazioni fittizie di quote societarie, contratti d’affitto simulati e bonifici per centinaia di migliaia di euro verso imprese compiacenti, dissimulando i flussi con causali come “sponsorizzazione” o “saldo fattura”. Un giro d’affari milionario, che avrebbe richiesto l’intervento di professionisti per il riciclaggio del denaro a Roma, dove i finanzieri del Gico hanno svolto accertamenti in ordine alle operazioni di riciclaggio e reimpiego in attività economiche dei proventi illeciti generati dal sodalizio criminale romano che, sfruttando i canali forniti da un’associazione criminale facente capo ai due coniugi cinesi, avrebbe riciclato proventi illeciti anche in Cina e Asia, anche attraverso il metodo “Fei Ch’ien”, la tecnica del “denaro volante”.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip Marisa Musetti del tribunale di Roma, nell’ambito di altrettanti procedimenti penali, per le ipotesi di associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione e porto abusivo di armi, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e altri artifici, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di documenti contabili e indebita compensazione.