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‘Bracciante morto di schiavitù nel Viterbese’,risarcita famiglia

“Il nome di Messaoudi Naceur a molti non dirà nulla. È un bracciante che il 19 luglio 2023 morì di schiavitù nelle campagne di Montalto di Castro. Perse la vita mentre raccoglieva cocomeri per 1 centesimo al kilo, sotto il sole, in pieno bollino rosso. Ci volle più di una settimana affinché la sua storia fosse resa nota. Messaoudi non aveva un contratto di lavoro e il padrone lo abbandonò in ospedale affermando di averlo incontrato per caso. Grazie alla denuncia della Cgil e la Flai di Civitavecchia Roma Nord Viterbo emerse che si trattò di un fatto avvenuto durante l’attività lavorativa”. Così, in una nota, il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola.

“Quelle settimane furono difficili – continua Di Cola -. Dovemmo rompere un’assordante silenzio su quella morte e con coraggio la Cgil e Flai costruirono uno sciopero unitario. Ieri, finalmente, si è conquistato un pezzo di giustizia. La moglie e i figli del bracciante hanno ottenuto l’indennizzo economico da parte dell’Inail. In questi due anni siamo stati al fianco della famiglia, a fari spenti come sempre, e con la Cgil di Civitavecchia Roma Nord Viterbo e il patronato Inca Viterbo abbiamo lavorato affinché fosse riconosciuto il risarcimento che, per quanto non possa compensare la perdita di una vita umana, consentirà alla famiglia del lavoratore di vivere dignitosamente. Noi non ci fermiamo. Continuiamo a mobilitarci per sconfiggere un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide e per rimettere al centro i diritti e la dignità delle persone – conclude”.